L’anacoluto è una figura retorica che si trova soprattutto nella narrativa. L’obiettivo dietro a questa figura è rendere in forma scritta alcune espressioni tipiche del parlato, facendo un salto logico. La frase risulta, di conseguenza, sconnessa dal punto di vista logico, ma si riesce comunque a intendere il significato.
L’anacoluto consiste nell’accostare un elemento con una frase di senso compiuto, ma che sono spezzati tra loro. Due o più frasi collegate così sono completamente sbagliate se si tiene presente il punto di vista grammaticale, ma l’inversione del soggetto riesce a fare capire cosa l’autore intenda dire con l’anacoluto.
Questo tipo di figura retorica è usata da molti autori del passato, ma Manzoni, in particolare, la utilizza spesso nell’opera I Promessi Sposi. Un esempio è Noi altre monache, ci piace di sentire le storie per minuto, frase scritta proprio dal Manzoni. Noi altre monache, inserita prima della frase principale è senza significato logico se si tengono in considerazione le tre parole da sole, perché mancano di verbo, sono richiamate logicamente dal Ci, generando un anacoluto. In questa figura retorica, quindi, avvengono due fenomeni.
Il soggetto della frase viene spostato all’inizio, spezzato dal resto. Cosa che non ha senso singolarmente, ma lo assume nell’espressione successiva.
Il soggetto viene ripetuto nella frase che viene di seguito attraverso un pronome o una particella pronominale.
In questo modo, la frase risulta spezzata, ma il ripetere il soggetto attraverso il pronome consente di capire a chi l’autore si stia riferendo.
L’anacoluto si trova anche nella letteratura classica, sia greca che latina. In passato, la figura retorica in narrativa, ma anche in poesia, dava maggiore eleganza allo stile di chi scriveva, chi la sapeva usare, era considerato un oratore di maggiore livello, di conseguenza la figura retorica risulta più diffusa in questo tipo di scritti.
L’anacoluto, con il tempo, divenne un metodo per dare l’idea di un linguaggio popolare anche quando l’autore era costretto a usare un registro medio alto. L’errore a livello logico faceva pensare a un parlante di non grandissima cultura, senza che l’autore fosse costretto, di punto in bianco, a cambiare totalmente impostazione al testo, magari, usando il dialetto.
Questo è il motivo per cui Manzoni usa molto questa figura retorica. Oltre a dare una resa migliore, la figura retorica serve anche a evidenziare un dettaglio o un elemento.
Nella narrativa moderna, l’anacoluto è poco utilizzato, ma è possibile trovarlo nelle espressioni comuni, quando è necessario fare l’analisi di un brano presente nell’antologia scolastica.
L’anacoluto si può anche trovare in qualche proverbio o frase fatta, un esempio è Mangia che ti fa bene. Se è vero che Mangia da solo ha significato compiuto, in quanto verbo, esso non avrebbe un nesso con ti fa bene, se non ci fosse il Che, il quale ha la funzione di ripetere Mangia, generando così un anacoluto.
L’anacoluto non va considerato come una figura retorica in disuso, ma è certamente molto difficile trovarlo nei documenti o nelle forme scritte usate tutti i giorni. La preoccupazione di un’ottima resa stilistica e, di conseguenza, l’uso dell’anacoluto, dipendono dal fatto che si stia scrivendo un’opera di narrativa, anche di una certa importanza.