In questa guida spieghiamo quale risulta essere la versione corretta tra Arcuato e Arquato.
Indipendentemente dal fato che rappresenti il participio passato del verbo arcuare o che tu lo voglia usare come aggettivo, la maniera corretta di scrivere questa parola è arcuato con la c e non arquato con la q. Arcuato, infatti, viene dalla parola arco, e cioè quell’arma ancestrale, usata un tempo sia per la guerra che per la caccia, il cui uso oggi è limitato alle competizioni sportive. Ma la parola arco identifica anche quell’elemento architettonico che sostiene la volta degli antichi edifici. Vediamo allora come il termine arcuato si lega con l’oggetto dal quale prende il nome.
Arcuato può essere tradotto come piegato in forma di arco oppure ricurvo o ancora inarcato ed essere attribuito realtà differenti, e identificare contesti diversi. Risulta essere il caso della frase un ponte arcuato, che fa di arcuato un termine che evoca non soltanto la forma ad arco del ponte, ma anche il principio fisico che sfrutta, e cioè ridistribuire il peso che si poggia su di lui scaricandolo sulle estremità piuttosto che al centro. Quindi un ponticello arcuato, oltre che una visione bucolica di un passaggio su un tratto d’acqua, si presenta anche come un’opera di sapiente ingegneria.
La frase una volta arcuata evoca lo stesso principio, con la differenza che il peso in questo caso non nasce dal passaggio occasionale di persone, animali e carretti, che lo attraversano per varcare un torrente, quanto dal gravame costante di tutta la struttura che compone la copertura. Quindi una volta arcuata è un tetto, a forma di arco, che scarica il peso della struttura sulle mura e sui pilastri laterali, proprio grazie alle travi arcuate, che spesso poggiano, come nel sistema architettonico greco, su una trave che serve da collegamento ai suoi punti estremi, cioè l’architrave.
Una schiena arcuata invece evoca la posizione di chi raccoglie le forze per sollevare un grosso peso, mentre le labbra arcuate evocano il piacere che prelude ad un sorriso, o descrivono il gradevole disegno di una bella bocca. Ancora, quando parliamo di sopracciglia arcuate, immaginiamo che chi ci è di fronte stia per esprimere le sue preoccupazioni, mentre se vediamo un gatto arcuato ci guardiamo attorno per capire cosa lo abbia messo sulla difensiva, o se si stia solo stiracchiando.
In sintesi, il termine arcuato, chiama in causa sia l’idea dell’arco in sé che la forza che lo tende o, meglio, che lo carica, in attesa che la stessa energia, che viene impiegata per inarcarlo, una volta liberata, raggiunga l’effetto voluto. Un effetto che può essere quello di scoccare una freccia, dispensare un sorriso, emettere un segnale, lanciare un messaggio, offrire un sostegno, dipingendo un’immagine che non è mai quella della fatica allo stremo, ma piuttosto della potenza. Al contrario, se parli di Arquato, evochi quello splendido borgo d’Arte piacentino, adagiato sui colli della Val d’Arda, e dominato dalla Rocca Viscontea, che è Castell’Arquato.
Si tratta quindi di una parola semplice da utilizzare.