In questa guida spieghiamo quale risulta essere la versione corretta tra Redigere e Redarre.
L’infinito della parola redazione è redigere, il suo participio è redatto. Pervenire, per retroformazione dal participio redatto, all’infinito redarre, è un errore, e tutti i puristi della lingua italiana lo affermano. E la diatriba finirebbe qui, se redarre non continuasse ad essere usato, nella lingua parlata e scritta, con una frequenza crescente, che dovrebbe fare pensare. A scuola abbiamo imparato che l’Italiano è una lingua che cresce e si trasforma secondo l’uso. Non è un caso infatti che, in centinaia di anni, siano nati molti nuovi vocaboli, regolarmente inseriti nel vocabolario, ed altri si siano trasformati radicalmente. Ma l’acquisizione di nuovi termini è meno immediata di quanto si possa pensare, soprattutto quando l’uso abituale di una parola si affianca al termine classico. Ed è proprio il caso di redarre.
Infatti, se per un verso esiste una turba di detrattori assolutamente contraria all’uso di redarre, tanto da definirlo radicalmente errato, dall’altro non mancano casi in cui redarre viene usato regolarmente.
A dire l’ultima parola è Salvatore Claudio Sgroi, come riportato sul sito online dell’Accademia della Crusca, nella pagina a cura di Vera Gheno, che conferma la correttezza di redigere dal punto di vista lessicale, elencando tutti i dizionari dove redarre viene dichiarato errato e di basso taglio senza possibilità d’appello, ma riporta numerosi casi in cui redarre viene usato senza problemi. E, tra i nomi citati, risaltano Umberto Eco e il linguista Emile Benveniste, mentre sui quotidiani lo si trova, al posto di redigere, con una frequenza che varia dal 2,8%, ne La Stampa, al 4,4% nel Sole 24 Ore, con un 1,2% di presenze sul web, a fronte di una vecchia analisi su Google, che, tra l’altro, è stata ultimamente riaggiornata, ed ha superato il 2%.
Insomma, per concludere, tra i due il termine esatto è redigere, mentre redarre è categoricamente errato, anche se il suo uso, nella lingua parlata, è sempre più frequente, per buona pace dei lessicografi.