In questa guida spieghiamo quale risulta essere la versione corretta tra Benvenuto e Ben venuto.
La parola benvenuto, usata come interiezione, si può scrivere tutta unita oppure separando ben da venuto, e si può accordare sia come genere, quindi benvenuto e benvenuta, che come numero, quindi benvenuti e benvenute. Se invece viene usata nel senso figurato del gesto diretto non è accordabile. Cerchiamo di capire la differenza.
Il valore di benvenuto, come azione, può essere intuito meglio nella frase Gli diedero un benvenuto caloroso e cordiale oppure Quel benvenuto inatteso li lasciò di ghiaccio. In questi casi, cioè quando benvenuto rappresenta un gesto, ha valore di sostantivo e deve essere scritto tutto unito, o la frase che lo contiene perde senso.
Risulta essere ovvio che questa parola, usata come sostantivo, possiede il senso del gesto, che parte da chi lo lancia e si dirige verso chi lo riceve. Quando invece la si usa come interiezione, essa ha il senso dello stato di apertura della guardia, o della porta d’ingresso, dove l’attore dell’azione è chi accoglie, mentre l’altro procede senza più ostacoli. Nel primo caso, allora, devi scriverlo unito, quindi benvenuto, mentre nel secondo lo puoi scrivere in ambedue le maniere.
Altra cosa da notare è che il verbo venire, che è il motore di questa parola, ha il valore sia del gesto di avvicinamento che della riuscita dell’opera, per esempio Questo risotto è venuto davvero bene oppure Non avrei mai creduto che il vestito potesse venire perfetto. Inoltre, anche se solo in alcuni idiomi locali, la parola ben venuto vuol dire ben riuscito, e può essere scritto solo disgiunto, oppure è un errore. Ovviamente questa parola, usata in questo senso, in italiano non esiste.
Risulta essere molto più usuale invece il temine benvenuto o ben venuto, nel senso del saluto d’apertura di casa, che prende atto di un gesto, e cioè l’arrivo di una persona, amico o ospite sconosciuto che sia, che chiede di essere accolto. Certo da un lato c’è la domanda tacita di essere ricevuto da parte di chi arriva, mentre dall’altro lato si manifesta la disponibilità da parte di chi riceve, che non è scontata.
Un gesto che riecheggia l’accoglienza del cavaliere o del pellegrino a castello da parte del signore del luogo. In questo caso, per quanto non sia un errore, è preferibile la sua forma compatta, che rende meglio il senso del gesto di disponibilità e di accoglienza.
Quindi, alla fine, volendo vedere come si scrive ciascuna forma di questo termine, usando la stessa scena, come può essere quella dell’arrivo a palazzo del cavaliere, ma dando un’impostazione formale diversa, potremmo dire che il Re, con un ampio gesto della mano, diede il suo benvenuto al cavaliere oppure che il Re, vedendo entrare il cavaliere, esclamò ben venuto. Nella prima espressione, più formale, devi scrivere categoricamente benvenuto, mentre nella seconda, più cordiale, puoi usare ambedue le forme.