In questa guida spieghiamo quale risulta essere la versione corretta tra Eclisse e Eclissi.
La parola eclisse, o eclissi, quando è usata al numero singolare può essere scritta, e pronunciata, in entrambi i modi, e risulta essere ugualmente corretta. Nel caso del suo utilizzo al plurale, invece, può essere accettata solo la forma con la i finale, quindi le eclissi. Generalmente considerata di genere femminile, eclisse, o eclissi, ogni tanto è stata usata al maschile, come nelle Rime del Boccaccio, anche se lo stesso poi la coniuga al femminile nelle Esposizioni sopra la Commedia di Dante e nel Filocolo, come tra l’altro viene ricordato nella pagina di consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca dedicata a questa a parola.
Risulta essere la stessa Accademia del resto ad evidenziare come la parola eclisse, o eclissi, abbia nel tempo avuto degli aggiustamenti, nella forma verbale, e che sia stata anche scritta, e pronunciata come ecclipsi, ecclissi ancora usato, eclipsi, eclypsi, ed ecrissi, considerandone anche il genere, sia maschile che femminile. Una realtà plurima che giustifica, ancora oggi, la presenza di almeno due forme diverse di questa parola, con lo stesso significato. Le ragioni sono probabilmente da attribuire al fatto che questo termine sia abbastanza specifico del fenomeno che rappresenta, e che, fin dal suo uso nella lingua greca, significhi ancora lasciare o abbandonare.
Eclisse, o eclissi, infatti proviene dal greco ékleipsis che viene da ekléipein che significa proprio lasciare. Del resto anche il termine italiano, che viene dal latino eclipsis, viene usato normalmente per indicare l’evento astrologico che vede un corpo luminoso essere oscurato da un altro pianeta, e quindi, virtualmente, lasciare il campo al secondo, o abbandonare la postazione. D’altro canto, il verbo eclissarsi, che ha la medesima radice, viene usato per indicare qualcuno, o qualcosa, che scompare improvvisamente alla vista facendo venir meno la presenza. Come in si eclissarono senza lasciare tracce.
Altra cosa da considerare è che l’eclissi di un astro luminoso è sempre stata considerata dall’Umanità un evento eccezionale dalla valenza funesta, che incomberebbe sul malcapitato sul quale si proietta. Un comportamento, oggi considerato frutto di superstizione, e che tuttavia è ancora capace di provocare delle reazioni di timore ancestrale in chi l’osserva, e ciò a causa del venire meno della luce, sia del diurno Sole che, a maggiore ragione, della notturna Luna.