Per distinguere tra l’attributo e l’apposizione, devi vedere come funziona la frase sia dal punto di vista logico che dal punto di vista grammaticale.
Dal punto di vista logico, è facile confondersi, perché sia l’apposizione che l’attributo si riferiscono a un nome, dando qualche informazione in più. Le differenze, con attenzione, sono evidenti.
Iniziamo dall’attributo, si tratta di un aggettivo dal punto di vista grammaticale, ma non solo. Si può trovare accanto a qualsiasi nome della frase. Per esempio, nella frase Nella nuova stalla dorme un piccolo puledro. In questo caso, avremo due attributi, il primo è piccolo riferito a puledro. In analisi grammaticale, è un aggettivo qualificativo di grado positivo che si riferisce al nome Puledro. In analisi logica, questo aggettivo sarà l’attributo del soggetto, perché Puledro è il nome a cui si riferisce il verbo Dorme.
Il secondo aggettivo è Nuova, che si riferisce a Stalla. Nella nuova stalla è, dal punto di vista logico, un complemento di stato in luogo. L’aggettivo Nuova sarà, di conseguenza, l’attributo del complemento. L’attributo ha già il compito grammaticale di fornire qualcosa in più al nome a cui si riferisce, quindi risulta subito riconoscibile, anche se dovrai vedere il nome per verificare il tipo di complemento.
L’apposizione, invece, è un nome che viene accostato a un altro nome per definirlo. Per esempio, nella frase Il fiume Po scorre tranquillo, la parola Fiume è, dal punto di vista grammaticale, un nome comune maschile singolare. Accanto a Po, ha la funzione di apposizione, perché spiega cosa risulta essere il Po, cioè un fiume. Come facilmente intuibile, l’apposizione va a dare informazioni aggiuntive soprattutto quando il soggetto della frase è un nome proprio. Nel caso specifico, abbiamo spiegato cosa risulta essere il Po, ma ci sono situazioni dove l’apposizione offre informazioni sulla qualifica professionale di qualcuno. L’apposizione non va confusa con il complemento di specificazione, in questo caso, la preposizione Di subito dopo il nome a cui si riferisce il complemento ci viene in aiuto, fugando ogni dubbio.
Anche l’apposizione si può trovare ovunque, basta avere un nome di riferimento. Per esempio, nella frase Il figlio della maestra Laura è assente, Maestra è l’apposizione presente nel complemento di specificazione, perché si riferisce a Laura, che viene successivamente. Per non confondersi, è utile fare riferimento al nome più vicino all’apposizione o all’attributo. Si tratta di funzioni che concordano perfettamente con il nome a cui si riferiscono e risulta essere difficile trovarli molto distanti dal nome di riferimento.
Un altro modo per distinguere l’attributo dall’apposizione è verificare se la frase ha senso senza la parola che lascia dei dubbi. Questo metodo non è infallibile, ma alcune volte può funzionare, eliminando l’attributo, la frase dovrebbe perdere di senso, mentre, eliminando l’apposizione, il significato della frase non dovrebbe cambiare più di tanto. Nel caso del nostro Puledro questo non avviene, ma in altre frasi questo stratagemma potrebbe essere utile, come nel caso della seconda frase che abbiamo preso in esame.
Il metodo più sicuro resta verificare se la parola vicina al nome è un altro nome, oppure un aggettivo. Nel primo caso, parleremo di apposizione, nel secondo di attributo. Per risolvere i dubbi, sappi che con l’esercizio saprai riconoscere immediatamente sia l’attributo che l’apposizione, facendo le dovute differenze. Entrambe le funzioni si possono trovare in più punti della frase, ma nelle frasi più comuni risulta più facile trovare un attributo che un’apposizione.
Per non perdere l’allenamento, ti consigliamo di cercare degli esercizi che inseriscano almeno una frase con un’apposizione o con un attributo, mentre procedi con lo studio dei complementi, così non rischierai più di sbagliare.