In questa guida spieghiamo quale risulta essere la versione corretta tra Dinanzi e Dinnanzi.
Puoi scrivere questa parola in ambedue le forme, anche se l’espressione dinnanzi, con la doppia n, è di uso meno frequente e spesso considerata antiquata. Dinanzi, come riporta il Vocabolario Treccani, assolve sia il ruolo di preposizione che di avverbio, e può essere usata anche come aggettivo. Essa deriva dall’espressione latina de in antea, dove il de indica il movimento, l’azione, il porsi in antea, quindi mettersi di davanti.
Un’espressione che possiede tutto il significato del fronteggiarsi, visto che, soprattutto in passato, porsi dinnanzi, aveva il significato del contrapporsi all’antagonista, o al rivale, con il quale confrontarsi. Anteo, infatti, sia in latino che in greco, si traduce come ostile o contrario. Ma anteo, e il suo femminile antea, viene dal greco anthos che identifica il fiore, e soprattutto la sua caratteristica appariscenza, che, quando ci è dinanzi, fa sembrare tutto il resto sbiadito, sfocato e assente, perché attira ed assorbe per intero la nostra attenzione. Risulta essere la bellezza, che appare all’improvviso e che stordisce, come manifestazione inattesa dell’energia della Natura. Qui, il fronteggiarsi, non è necessariamente contrapposizione, ma sorpresa e meraviglia.
Anthea, nella mitologia greca, è una delle forme di Era, la Madre Terra, figlia di Crono e di Rea, celebrata ancora nei miti arcaici della Grande Madre Mediterranea. Ma è anche il nome di Stenebea di Nasso, che si invaghì della bellezza di Bellerofonte, ed essendo stata rifiutata, prima lo accusò e poi, scoperta, si sollevò nei cieli in groppa a Pegaso, precipitando fatalmente. E c’è da ricordare anche Anteo di Alicarnasso, che rifiutò la moglie del tiranno Fabio di Mileto, che era rimasta ammaliata dalla sua bellezza. Per fortuna andò meglio al fiore, anthea appunto, che rese fertile Giunone, consentendole di generare Marte.
Insomma, la parola dinanzi, o dinnanzi, rappresenta ciò che ci si para di fronte inatteso, che non si può fare a meno di notare, e con il quale ci si contrappone in qualche maniera, sia come dialogo che come confronto.