Le esclamazioni e interiezioni sono delle espressioni che si usano quando succede qualcosa di improvviso, al quale si reagisce con una parola, oppure con una locuzione. Per rendere in forma scritta queste espressioni, si usano delle parole che ripetono in maniera più o meno onomatopeica il suono spontaneo. Per esempio, se urtiamo contro uno spigolo, potremmo gridare Ahia, esclamazione. In alcuni casi, in maniera sarcastica, possiamo usare delle parole che hanno un significato proprio, ma che cambia in base al contesto.
Un genitore che deve sgridare il figlio per un voto basso, per esempio, potrebbe usare l’esclamazione impropria Bravo, prima di partire con il rimprovero vero e proprio. Le esclamazioni sono numerose, nell’analisi grammaticale, sono inserite come parti indeclinabili del discorso, da indicare all’inizio dell’analisi, oppure direttamente alla fine, dato che danno l’idea del contesto, ma non cambiano completamente il senso della frase, come invece può fare un avverbio, un verbo, oppure un nome. Le esclamazioni, come abbiamo visto, si dividono in tre categorie.
Esclamazioni proprie. Si tratta di quelle espressioni onomatopeiche che si possono trovare anche nei fumetti, per esprimere una sensazione improvvisa di un personaggio, ah, ahi, ahia, oh, ohi, mah, boh, ahimé, olà, eh, ehi, uffa, uff, brr, sst, pss, patatrac, boom.
Esclamazioni improprie. Espressioni che hanno un significato proprio, ma che possono essere usate sotto forma di esclamazioni. Per esempio. Paolo è stato bravo nello svolgere il compito, Bravo qui è un aggettivo, può diventare Bravo Paolo. Hai svolto il compito, Bravo è un’esclamazione. Le esclamazioni improprie più usate sono bene, bravo, bello, capperi, certo, vai, dai, magnifico, suvvia, avanti, ferma.
Locuzioni esclamative. Si tratta di due o tre parole che fanno da espressione completa, utile per definire lo stato d’animo del momento, mamma mia, ma che è, ma bravo, ma complimenti, ma che cavolo.
Le esclamazioni sono molto semplici da riconoscere e, nell’analisi grammaticale, si possono indicare in una forma meno precisa e in una forma più tecnica, tutto dipende da chi corregge e dal tipo di analisi che si vuole fare. Analizzando la frase, Ah, mi sono fatto male dal punto di vista grammaticale, nella forma meno precisa basterà scrivere.
Ah = esclamazione.
Nella forma più tecnica, invece, verrà definito anche il tipo di esclamazione e la sensazione che si evince dal resto della frase
Ah = esclamazione propria di dolore.
Le esclamazioni si riconoscono anche per il fatto che la frase si completa sempre con un punto esclamativo. Le esclamazioni, poi, sono tipiche del discorso diretto. Nel discorso indiretto, infatti, le esclamazioni spariscono, perché il fatto viene riportato e la situazione non è al momento presente.
La frase Ah, mi sono fatto male diventa di conseguenza Disse che si era fatto male. Le esclamazioni servono a chi scrive per dare immediatezza sulla sensazione, ma, in alcuni casi, anche per dare una caratterizzazione ai personaggi. In ogni caso, per riconoscerle basta davvero poco. Se ti capita di avere dei dubbi, sappi che il vocabolario della lingua italiana inserisce queste parole e mette in risalto il fatto che si tratti di parti invariabili del discorso, facendo alcuni esempi utili.
Nell’analisi grammaticale, seguendo il verbo, basta vedere quali sono le parole che non cambiano mai, gli avverbi e le esclamazioni sono parti invariabili del discorso, quindi non avrai difficoltà non solo nel riconoscerle, ma nel distinguerle subito dalle altre parole.
L’unico punto a cui fare attenzione è quando ti trovi di fronte a un’esclamazione impropria. In quel caso, dovrai vedere se si tratta di un aggettivo, oppure se è un’esclamazione.