Gli avverbi di valutazione sono parti invariabili del discorso che esprimono una valutazione su ciò che si sta dicendo. Diversamente dal complemento di stima e prezzo, che esprime il valore del soggetto della frase, gli avverbi di valutazione danno semplicemente un giudizio positivo o negativo su quanto detto.
Per questo motivo, fanno parte degli avverbi di valutazione sia gli avverbi di affermazione che quelli di negazione. Gli avverbi di valutazione sono
Anche di affermazione se danno un giudizio positivo, come nel caso di precisamente, esattamente, certo, di certo, sicuro, di sicuro, sicuramente, assolutamente, davvero.
Anche di negazione se danno un giudizio negativo, come nel caso di neanche, affatto, nemmeno, assolutamente no, per nulla.
Fanno parte degli avverbi di valutazione anche quelli che esprimono un dubbio, ovvero quelli che danno una valutazione non precisa, si parla, in questo caso, degli avverbi dubitativi, esempi sono magari, forse, circa, eventualmente, quasi, all’incirca.
Tutti questi avverbi vanno considerati di valutazione, vediamo come indicarli si fa l’analisi grammaticale. In teoria, si dovrebbero scrivere in questo modo
Magari – avverbio di valutazione dubitativo.
Nei fatti, però, basta indicare il ruolo dell’avverbio all’interno della frase.
Magari – avverbio dubitativo.
Sapere riconoscere gli avverbi di valutazione è importante per scrivere bene le parole quando serve. Conoscendo le differenze, e sapendo che utilizzando un determinato avverbio si sta facendo una valutazione, si impara a decidere ogni volta la parola giusta al momento giusto e si evitano fraintendimenti. In più, usare bene gli avverbi di valutazione aiuta anche a dare l’idea di una persona decisa, che non lascia nessuna parola al caso. Se, tra amici, la cosa può avere poca importanza, in ambienti di lavoro o comunque più competitivi, anche queste piccole attenzioni possono fare tanto. Per questo, usa sempre gli avverbi di valutazione quando serve e sempre quelli giusti di volta in volta. Per fare la differenza, basta usarne uno, ma nel modo giusto. Lo sa bene chi scrive, che deve dare, attraverso gli avverbi, sfumature di significato particolari ogni volta senza troppe parole.